28 Marzo 2024
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LA NUOVA FRONTIERA DELL´EMODOPING

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OZONOTERAPIA: ALLARME DELLA GDF NELL´INCHIESTA DI PADOVA: "E LA NUOVA FRONTIERA DELL´EMODOPING"

E´ tutto come uno squallido dejà vu. L´agenda del medico, innanzitutto, con i suoi segni equivoci. Lo spagnolo Fuentes, al centro della mega inchiesta pagnola "Operacion puerto" (finita in un misero flop...) prediligeva i nomi dei cani dei suoi "assistiti"; da Birillo e Tarello, passando per Piti e Sansone. Lazzaro, il medico al centro dell´inchiesta "vai col doping" di cui la Guardia di Finanza ha presentato a Padova le conclusioni, usava un cerchietto con un puntino al centro per indicare la flebo (vietata se non per fini terapeutici) e la sigla "oz" per indicare la ozonoterapia, la nuova frontiera del doping ematico che per la sua accessibilità (anche economica) sembra stia diffondendosi sempre più nello sport. Una pratica che gli esperti del pm Benedetto Roberti, il professor Dario D´Ottavio, biochimico clinico nonché ex membro della CVD, la commissione di vigilanza sul doping e Benedetto Ronci, eminente ematologo, hanno definito dopante a tutti gli effetti. Consentirebbe di sfruttare meglio l´ossigeno contenuto nell´emoglobina, cioè di trasportare più ossigeno ai tessuti, senza influenzare gli altri parametri, dunque risultando del tutto trasparente ai controlli antidoping. Una pratica pericolosa: provoca embolia e certamente non adatta ad una ragazzina di 15 anni. Una sportiva sana si presume. "Terapia" giustificata con l´alibi, subito confutato dagli esperti, di una dermatite. Mentre l´ozonoterapia sarebbe indicata per la cura sistemica dell´ernia del disco e dell´impotenza (una bambina di 15anni?...). Una pratica allucinante che le immagini girate dalla GdF mettono in evidenza con crudo realismo. Un lavoro difficile e complicato quello messo a punto dal magistrato padovano, che, tra l´altro, è anche un appassionato praticante delle due ruote a pedali. Basti pensare che per mettere sotto controllo lo studio di Lazzaro a Montegrotto Terme hanno dovuto neutralizzare un sofisticatissimo sistema di allarme, di quelli per capirci, usati per difendere i caveau delle banche. Ma non è bastato. Durante "l´incursione" delle forze dell´ordine per piazzare gli strumenti di rilevamento l´allarme è scattato ugualmente. Il dottor Lazzaro, era lì (ed erano le tre di notte) ed ha avvisato i carabinieri. Ne è venuto fuori un mezzo putiferio, ma alla fine gli inquirenti sono riusciti a piazzare cimici e telecamerine nascoste. Che hanno fatto il loro dovere finchè Lazzaro, che ogni giorno obbligava i suoi a spostare i mobili alla ricerca di eventuali "cimici", non è riuscito a individuare la telecamera. Nel filmato realizzato dalla Guardia di Finanza, il medico di Abano Terme, già condannato per doping in via definitiva nel gennaio scorso (un anno e due mesi con la condizionale) preleva 200 cc di sangue dalla bambina; lo tratta con l´ozono con una macchina il cui uso non gli era consentito, essendo la pratica - ancora in fase di sperimentazione - riservata solo alle strutture pubbliche, lo mescola, lo arricchisce con vari prodotti, fra cui vitamine, freamine e ferro, e lo reinfonde alla giovane 15enne. Una, due, tre, quattro volte al mese; per mesi e mesi. Un trattamento che farebbe rabbrividire un malato cronico. Ma cui la giovane nuotatrice si sottopone paziente di buon grado. Vuole migliorare la sua prestazione nell´ambito della sua squadra, la Team Nuoto Veneto che, tirata in ballo, già annuncia la costituzione di parte civile nel processo cui è stato rinviato Lazzaro, obbligato dal pm Roberti anche al domicilio coatto, nel timore possa reiterare il reato di favoreggiamento e somministrazione di prodotti dopanti. Vuole l´ematocrito al 50% per sbalordire le sue compagne, nuotatrici di alto livello. Scherza e ride sotto gli occhi del padre che legge tranquillo il giornale mentre la figlia si sottopone a pratiche non solo vietate di regolamenti antidoping, come hanno precisato nelle loro perizie gli esperti del pm Dario D´Ottavio, ex membro della Commissione di vigilanza sulla legge 376(antidoping) e grandissimo esperto e Benedetto Ronci, eminente ematologo romano. Ma nche pericolose e certamente dannose per la salute, rischiando di provocare l´embolia gassosa. Non si finisce mai di allibire nel mondo del doping.Per le dimensioni di un fenomeno che dai professionisti ormai arriva a giovani e giovanisismi per approdare fino agli amatori, come prova proprio l´inchiesta di Roberti che si è allrgata a 10 regioni dalla Sicilia al Veneto, Lombardia, Liguria, Toscana, Emilia, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania e a 23 province.Trenta persone inquisite, fra cui 7 corridori professionisti. Reati pesanti: ricettazione, commercio, cessione, utilizzo, detenzione e contrabbando di prodotti dopanti. E nel lotto dei ciclisti coinvolti c´è tutto l´arco delle categorie. Il professionista di primo grido: indagato anche Davide Rebellin per la frequentazione di Lazzaro anche nel 2008, cioè ben sette anni dopo il blitz che lo aveva visto coinvolto, sempre con lo stesso medico a Sanremo, quando militava nella Liquigas. A casa dell´ex argento di Pechino, trovato positivo al Cera, proprio in quella occasione e in attesa ancora dei provvedimenti dello sport olimpico (le controanalisi si sarebbero svolte ad agosto, secondo gli inquirenti ed avrebbero confermato il primo esito), sono state sequestrati farmaci a base di cortisone e i soliti prodotti anti-asma. Anche il buon "chierichetto" (questo il soprannome del corridore di San Bonifacio) soffre d´asma come tanti suoi colleghi, ma il pm Roberti vuole vederci chiaro su quell´esenzione che dura tutto l´anno. Ma c´è anche la giovane promessa Americo Novembrini, candidato a partecipare agli ultimi Giochi del Mediterraneo se non fosse stato prima coinvolto nella vicenda. A casa sua la GdF ha trovato di tutto dagli ormoni agli anabolizzanti all´onnipresente epo, cera e quant´altro. In gruppo lo chiamavano "il piccolo chimico". Un altro professionista dell´Aeronautica Militare Amica Chips, squadra che ha chiuso per ritiro dello sponsor e mancanza di fondi: Francesco Rivera, quarto nella prova a cronometro degli ultimi campionati tricolori a Imola, trovato in possesso di insulina (nascosta sotto il letto), testosterone (Testovis), ormone della crescita. Un "Under 23" passato dalla Massi Team alla Saran Cucine: Daniele Ricci(anche per lui assunzione di epo e altro; giovane e già accusato di essere consumatore e spacciatore "al di fuori di farmacie ecanali siitutizonali". Un dirigente di una formazione amatoriale (Pedale fermano), Severino Rolando Navigli, anche lui "commerciante" in sostanze vietate di primissimo piano (epo, gh, ecc.) Un farmacista di Senigallia, esperto in preparazioni galeniche come il benfluorex (stimolante) che consegnava senza prescrizione medica a Donato Giuliani. Infine anche la bambina dopata sotto gli occhi del padre, che da vecchio e probabimente "suonato" cicloamatore, non esita un attimo a ricorrere al medico più discusso del ciclismo nostrano. E adesso anche lui inquisito e giustamente a rischio di perdere la patria potestà. A cosa non si arriva per un risultato sportivo! Il quadro della situazione lo fa con estremo realismo proprio uno dei principali inputati di questa indagine, l´ex corridore Donato Giuliani, ex compagno di squadra di Giovanni Battaglin ai tempi in cui il veneto vinse il Giro d´Italia, nonché ds della Hadimec-nazionale-Elettronica, formazione Continental affiliata alla Fci, accuasato di commerciare prodotti dopanti come Lutrelef, Mircera, Epo, Benfluorex: "E´ l´economica che detta legge nel ciclismo. Siamo pagati se vinciamo. E i nostri atleti per vincere debbono prendere sostanze dopanti. Io gliele davo anche per evitare eccessi. Si sa, i giovani sono portati ad esagerare". Una sorta di vittima-carnefice. Uno dei tanti "mostri" prodotti dal ciclismo nostrano.



Fonte: www.sportpro.it
 
 

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