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COME SI DOPAVA MARION JONES

03-01-2008 - News generiche
SAN FRANCISCO - C´era anche l´epo nel coktail infernale di Marion Jones. E questo particolare fa crollare un altro luogo comune, che la famigerata eritropoietina sia servita e serva esclusivamente nel doping aerobico e degli sport di resistenza. Se la facevano anche gli sprinter e i velocisti, gli atleti dei 100 metri, quelli della forza esplosiva e della potenza che deflagra in pochi secondi. Ma quello che è emerso dalle agende sequestrate nel 2003 al laboratorio della Balco (California) e che i giudici ora stanno analizzando ha dell´inquietante. L´elenco lo ha fornito il San Francisco Chronicle che sul suo sito racconta dettagliatamente la "cura" completa della sprinter Usa prima dei Giochi di Sydney.
Accanto all´ormai famoso Thg (tetraidrogestrinone), l´anabolizzante "trasparente", soprannominato "the clear" (il trasparente) per la sua capacità di sfuggire ai test di controllo, c´era tutto il resto dell´ormai nota framacopea del diavolo: dall´ormone della crescita (Hgh), all´insulina. Anabolizzanti per aumentare la forza e l´esplosività; epo per recuperare rapidamente dai pesanti "carichi" di allenamento e "ricostruire" i valori ematici abbattuti con la fatica, insulina per intervenire sul metabolismo dei grassi, diminuendo la massa grassa e aumentando così quella magra. Punture (anche sotto la lingua), gocce, pasticche, supposte, infusi di ogni tipo. Che l´ex olimpionica si praticava da sola con la perizia di un´infermiera, se si rileggono le dichiarazioni di Victor Conte, l´inventore del Thg, il primo grande accusatore della Jones. E per non avere sorprese ai test la velocista si sottoponeva periodicamente ad esami presso laboratori privati. Una pratica che risulta essere oggi molto diffusa nel nostro calcio maggiore e viene ovviamente da chiedersi perchè. Quasi un paradigma, dunque, quel "trattamento". Con tutti i punti interrogativi ad esso connessi. Prima di tutto la mancanza di ogni certezza scientifica sugli effetti combinati sulla salute dell´individuo. Non esistono ricerche che mettano in luce gli esiti delle interazioni fra epo e gh, o fra epo e steroidi. Atleti che vestono i panni delle cavie più disponibili, dunque, capaci di sottoporsi a qualsiasi cura e a qualsiasi pericolo o rischio per inseguire risultati, fama e gloria. Ma anche atleti che per tanto, troppo tempo hanno vissuto in un ambiente omertoso che li ha coperti e protetti per anni. Risultati, fama e gloria effimeri per la Jones, che ha perso di colpo tutto quando è finita davanti al giudice del caso Balco. Il quale le ha chiesto se mai lei si fosse dopata. Lei, in un primo tempo ha risposto di no, mentendo. Per questo che negli Usa è considerato reato più grave dello stesso doping (oltraggio alla corte e non collaborazione) l´ex olimpionica (tre medaglie d´oro nel 2000, che ha dovuto restituire assieme agli emolumenti, nel momento stesso in cui ha dovuto confessare) rischia adesso anche il carcere.


Fonte: www.sportpro.it
 

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